Narrare le emozioni: come descrivere gli stati d'animo dei personaggi - Libroza
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Narrare le emozioni: come descrivere gli stati d’animo dei personaggi

narrare le emozioni

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Tutti i testi narrativi si fondano sulle emozioni. Le emozioni sono alla base della caratterizzazione dei personaggi, influiscono sul loro modo di parlare e di comportarsi e, di conseguenza, determinano le loro decisioni e le loro azioni.

Le emozioni sono dunque la benzina che fa girare il motore della storia. Senza emozioni i personaggi non agirebbero e la trama non andrebbe da nessuna parte.

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Come possiamo dunque mettere in scena le emozioni dei personaggi? Quanto è giusto dire e quanto invece è meglio lasciare all’immaginazione del lettore?

Il punto di partenza è capire il potere delle emozioni e il loro effetto nella nostra vita quotidiana.

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Il potere delle emozioni

Se da una parte le emozioni sono importanti per uno scrittore perché rappresentano la spinta sotterranea che fa procedere la trama di una storia, dall’altra esse sono importanti anche per un lettore, perché attraverso le emozioni il lettore si può immedesimare con i personaggi e provare piacere nel leggere la loro storia.

Il motivo principale per cui i lettori leggono narrativa, infatti, è per provare emozioni: che siano le stesse emozioni che essi provano nella vita reale, che si tratti di emozioni amplificate oppure perfino di emozioni opposte a quelle vissute normalmente, l’importante è provare qualcosa.

Il motivo principale per cui i lettori leggono narrativa è per provare emozioni.

Un romanzo che non riesce a comunicare le emozioni dei suoi personaggi e che non suscita di rimando reazioni emotive nei lettori, è, semplicemente, un libro che ha fallito la sua più importante missione.

La comunicazione verbale e non verbale

Se dunque tu vuoi scrivere un buon libro di narrativa, devi fare i conti con le emozioni, le tue di scrittore, certo, ma soprattutto quelle che vuoi attribuire ai tuoi personaggi.

A questo punto, la difficoltà maggiore che gli scrittori incontrano è quella di mettere in scena le emozioni dei loro personaggi, perché le emozioni si possono descrivere, analizzare e perfino catalogare, ma sembrare vere agli occhi dei lettori, devono essere vissute dai personaggi e trasparire dalle loro azioni più che dalle loro dichiarazioni di intenti.

Come accade nella vita reale, infatti, nonostante tutte le parole che possiamo spendere in dialoghi e confronti verbali, alla fine la maggior parte delle informazioni passa attraverso una comunicazione non verbale, cioè attraverso il linguaggio del corpo.

Questo accade a tutti, tutti i giorni. Anzi, spesso accade più di quanto noi vorremmo!

Sarà capitato anche a te di fare istintivamente una smorfia o di non essere riuscito a nascondere un’espressione di soddisfazione o di disappunto dal tuo volto, pur tacendo.

Questo accade proprio perché le emozioni lavorano a un livello pre-razionale e non sempre (per fortuna, direi) riusciamo a filtrarle prima che esse si rivelino all’esterno.

“Show, don’t tell”

Forse vorresti essere più abile nel mascherare le tue emozioni e in alcune circostanze potrebbe essere utile riuscire a rimanere impassibile. Tuttavia, ciò che conta, ai fini del tuo lavoro di scrittore, è che queste emozioni ci sono comunque.

Anche se fuori non si vedono, dentro esse si muovono.

E anche se apparentemente esse non danno segnali visibili, comunque costituiscono la motivazione profonda di tutte le tue decisioni e la leva delle tue azioni.

Se è così per te, è così anche per i tuoi personaggi.

Le emozioni costituiscono la motivazione profonda di tutte le tue decisioni e la leva delle tue azioni. Se è così per te, è così anche per i tuoi personaggi.

Quello che devi imparare a fare, dunque, è mostrare i comportamenti esteriori dei tuoi personaggi che indicano il loro stato emotivo, dare al lettore i sintomi e lasciare a lui il compito di fare la diagnosi.

Gli americani hanno sintetizzato questo principio con la formula “Show, don’t tell”, che significa per l’appunto “Mostra, non raccontare”.

Il tuo scopo di scrittore è dunque quello di rappresentare le emozioni dei tuoi personaggi nel modo più veritiero possibile, cioè attraverso i loro comportamenti e le loro azioni.

Come narrare le emozioni

Per mettere in scena le emozioni dei personaggi ci sono 3 modi:

1) il primo metodo è quello di dire apertamente cosa prova il personaggio: Andrea si arrabbiò molto.

In questo caso il narratore si assume il compito di comunicare direttamente con il lettore e gli fornisce una informazione già decodificata. Questo, ovviamente è il modo più diretto, più semplice, ma anche meno efficace.

2) il secondo metodo è quello di far parlare il personaggio e fargli esprimere a voce le sue emozioni: «Sono molto arrabbiato…» disse Andrea «questo da te non me lo aspettavo!».

In questo caso il personaggio comunica direttamente con il lettore (e con gli altri personaggi) ed  esprime esplicitamente le proprie emozioni. Dal punto di vista narrativo questo avvicina il personaggio alle proprie emozioni, ma il risultato può essere straniante perché nella vita reale le persone raramente verbalizzano con chiarezza le proprie emozioni.

Pensa per esempio se tu stesso esprimi in modo esplicito le tue emozioni oppure no. Quante volte dici apertamente che sei arrabbiato? Molto più probabilmente può capitare che qualcuno ti chieda se sei arrabbiato e a questa domanda tu puoi rispondere con sincerità o mentire. Ma il punto è che se qualcuno ti chiede se sei arrabbiato, in realtà la domanda è retorica o è solo una ricerca di conferme, perché i tuoi comportamenti, le tue espressioni, i tuoi discorsi, il tuo tono hanno già parlato per te e hanno già dichiarato la tua rabbia.

3) il terzo metodo è quello di far sì che il personaggio si comporti e agisca in modo coerente con le emozioni che prova: Andrea strinse la mascella, poi si girò e uscì sbattendo la porta.

In questo caso nessuno comunica direttamente con il lettore, nessuno dice chiaramente cosa prova il personaggio, né il narratore, né il personaggio stesso. Tuttavia, questo è il metodo più efficace proprio perché è il più veritiero e il più profondo.

Nella vita reale, infatti, le emozioni vengono comunicate per lo più in modo indiretto, attraverso i segnali esterni che trapelano dalle nostre espressioni facciali e dal linguaggio del nostro corpo.

Allo stesso modo, anche in un libro, il lettore non vuole che qualcuno gli dica come  si sente un personaggio: vuole capirlo da solo e provare lui stesso le medesime emozioni.

Il lettore non vuole che qualcuno gli dica come si sente un personaggio: vuole capirlo da solo e provare lui stesso le medesime emozioni.

Ritrovare nel tuo testo i segnali tipici di un’emozione costringe il lettore ad andare in profondità nel suo vissuto, perché per decodificare il comportamento del personaggio deve abbinarlo alle proprie esperienze personali per vedere se ha già incontrato un comportamento simile e può quindi identificarlo. Allo stesso tempo, proprio per questo coinvolgimento personale, il lettore è trascinato all’interno della storia e può immedesimarsi con il personaggio stesso.

La storia diventa verosimile e quindi credibile. Che il lettore abbia provato o no in prima persona le emozioni che provano i personaggi del libro non ha importanza. Ciò che conta è che ora si trova davanti queste emozioni e non può ignorarle: le vede nella loro concretezza, nei loro effetti reali e inconsapevolmente le classifica, buone o cattive, costruttive o distruttive.

Ciò che vede davanti ai suoi occhi ha l’apparenza del vero, quindi, come accade nella realtà, il lettore giudica, cataloga, parteggia. Non importa da quale parte sta: il coinvolgimento è scattato.

Imparare a riconoscere le emozioni

Per poter narrare le emozioni dei tuoi personaggi il primo passo è dunque quello di saperle riconoscere e identificare. Tu per primo devi saper fare ciò che poi vuoi che faccia il lettore.

Ancora una volta, quindi, prima di poter scrivere devi imparare a osservare. Come abbiamo già visto per le descrizioni, infatti, saper rappresentare ciò che ci circonda è una capacità che va di pari passo con la nostra capacità di osservazione.

Saper rappresentare ciò che ci circonda è una capacità che va di pari passo con la nostra capacità di osservazione.

Se per descrivere l’aspetto fisico di un personaggio lo devi immaginare nel dettaglio nella tua mente, per narrare le sue emozioni devi prima di tutto riconoscerle, capirle e conoscere i loro effetti.

Anche per le emozioni e gli stati d’animo, dunque, devi imparare a osservare.

Tu stesso nella tua vita hai provato e provi una vasta gamma di emozioni; altre che non hai mai provato le puoi comunque immaginare o le ha provate qualcuno intorno a te.

Se finora non ti sei mai preoccupato di auto-analizzare i segnali esteriori delle emozioni, ora che le vuoi trasferire ai personaggi dei tuoi libri, devi invece fermarti a riflettere e considerare da cosa si può dedurre la presenza di un’emozione, quali gesti provoca, quali espressioni, fisiche o verbali, produce, a quali decisioni porta.

Quali sono dunque i segni tipici di ogni emozione? Quali sono i segnali della sua presenza?

I segnali delle emozioni

Le emozioni rivelano la loro presenza a 3 livelli:

1) livello esterno

A livello esterno le emozioni si riconoscono attraverso segnali fisici specifici, attraverso il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, le azioni immediate che una persona compie. Più forte è l’emozione, più ci sono reazioni fisiche immediate ed esteriori sulle quali non abbiamo un controllo razionale. Pensa per esempio alle reazioni incontrollate dovute alla paura o allo spavento, ma anche alle espressioni difficilmente mascherabili dovute al disgusto o alla rabbia.

2) livello interno

A livello interno le emozioni spesso producono sensazioni viscerali che non comportano segnali esterni o i cui segnali esterni possono essere mascherati, ma che possono essere molto forti. Pensa per esempio al calore che si diffonde nel corpo quando si prova una forte attrazione fisica, o al batticuore dovuto all’ansia, le contrazioni muscolari dovute all’adrenalina in situazioni di pericolo, o alla stretta allo stomaco in un momento di vergogna o umiliazione.

3) livello mentale

A livello mentale le emozioni inducono pensieri e riflessioni, che possono procedere attraverso schemi logici e razionali, ma che più spesso passano da un punto all’altro in modo non sequenziale e incredibilmente veloce. Utilizzare dunque una sequenza riflessiva per narrare i pensieri di un personaggio è un ottimo modo per portare il lettore dentro la testa del personaggio stesso, fargli capire come ragiona e fargli vedere il mondo attraverso il suo sguardo.

Come trovare il giusto equilibrio

Riconoscere i segnali delle emozioni è il punto di partenza per poterle mettere in scena nei tuoi testi.

Sicuramente il livello esterno delle emozioni è la parte più facile da inserire in una narrazione. Se un personaggio è felice lo farai saltare di gioia, se è triste lo raffigurerai seduto in un angolo, magari con le lacrime agli occhi, se è arrabbiato gli farai sbattere i pugni sul tavolo.

Invece, per narrare gli aspetti interni e mentali delle emozioni, cioè per descrivere in modo completo le emozioni che i personaggi provano, anche quando queste emozioni non danno segni visibili all’esterno, devi per forza intervenire, per così dire, “d’autorità” e spiegare esplicitamente cosa accade al personaggio o farlo fermare per dare voce ai suoi pensieri.

Come puoi intuire qui si annidano 3 rischi:

1. raccontando i segnali esterni delle emozioni c’è il rischio di cadere in espressioni abusate, in cliché narrativi;

2. descrivendo i sintomi interni delle emozioni di un personaggio c’è il rischio di far sentire troppo la presenza del narratore che si intromette per dare spiegazioni;

3. infine, dando troppo spazio ai pensieri del personaggio c’è il rischio di rallentare il ritmo della storia e di sembrare più preoccupati di convincere il lettore a pensarla nello stesso modo che di portare avanti la storia stessa.

La soluzione consiste nel cercare un giusto equilibrio.

Cerca dunque di affrontare le emozioni dei tuoi personaggi sotto tutti gli aspetti, non prediligere un livello a scapito degli altri. L’efficacia del tuo testo sta nell’equilibrio delle parti.

L’efficacia del tuo testo sta nell’equilibrio delle parti.

Descrivi qualche comportamento esterno, dai qualche dettaglio interno e riporta qualche riflessione. Distribuisci il tutto nella storia e lascia al lettore il compito di tirare le fila.

Immagina di creare per il tuo lettore una caccia al tesoro: tu lasci qua e là gli indizi, poi sta a lui “unire i puntini”!.

Resisti alla tentazione di spiegare nel dettaglio cosa provano i tuoi personaggi, per la paura che il lettore non sia in grado di capire, o, peggio, che possa fraintendere. Se tu rappresenti le emozioni dei tuoi personaggi in tutti i loro aspetti e a tutti i livelli, il lettore non potrà fraintendere e, anzi, sarà risucchiato all’interno della storia e si legherà ai personaggi.

Resisti alla tentazione di spiegare nel dettaglio cosa provano i tuoi personaggi. Il lettore lo deve capire da come agiscono.

Per approfondire leggi 5 motivi per cui nei romanzi non servono spiegazioni

Le emozioni sono un bagaglio di esperienza comune: tutti le viviamo e tutti le sappiamo riconoscere.

Allora, invece di dilungarti in spiegazioni di cosa provano i tuoi personaggi o in lunghi monologhi interiori, focalizzati sulle loro azioni. Fai agire i tuoi personaggi in modo coerente con ciò che provano e vedrai che anche ciò che provano sarà chiaro per il lettore.

Narra le conseguenze delle emozioni e vedrai che le cause emergeranno con chiarezza.

Narra le conseguenze delle emozioni e vedrai che le cause emergeranno con chiarezza.

Ricordati che le emozioni sono la benzina che fa girare il motore della storia. Senza emozioni i personaggi non agirebbero e la trama non andrebbe da nessuna parte.

Qual è stata finora la tua esperienza nel narrare le emozioni dei tuoi personaggi? Hai trovato difficoltà a rappresentare alcune emozioni? Oppure, al contrario, emozioni che pensavi difficili da narrare sono invece emerse spontaneamente dalla tua penna?

Scrivimelo qui sotto nei commenti, sono curiosa!

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Risorse Utili

5 Comments
  • Les-Anges-Du-Ciel
    Posted at 15:44h, 30 Maggio

    Articolo interessante. Non è semplice equilibrare il COME mostrare le emozioni di un personaggio. Io cerco di usare una giusta dose tra esterno, interno e pensieri, ma spesso mi rendo conto di basarmi solo su un livello esterno.

    • Libroza
      Posted at 01:07h, 01 Giugno

      Una giusta mescolanza dei diversi fattori, come dici tu, sarebbe sempre la cosa migliore, ma non è sempre facile. Se ti rendi conto di basarti solo su un livello, vuol dire che hai già acquisito una consapevolezza critica sui tuoi testi che manca alla maggior parte degli scrittori!

  • alessandro
    Posted at 17:23h, 05 Agosto

    Ciao Carmen, seguo da qualche mese questo blog e devo davvero ringraziarti perchè ci sono tantissime info utili soprattutto per chi come me sta finenndo la prima stesura “grezza” del proprio romanzo e si rende conto della miriade di errori da principiante che dovrà falciare nelle prossime riscritture.
    Anch’io ho trovato e trovo difficoltà soprattutto nel non cadere nel rischio di essere troppo “onniscente” anche nel descirvere le emozioni dei personaggi.
    Un’altra domanda che avrei, sempre al fine di esprimerne al meglio le emozioni, è come descrivere certi modi patologici o suoni con cui i personaggi comunicano come ad esempio versi animaleschi o tipo la balbuzie di un personaggio.
    Grazie anticipatamente per il tuo tempo
    Saluti

    Alessandro

  • alessandro
    Posted at 17:33h, 05 Agosto

    scusa…anche il messaggio che ho scritto sopra vedo che è grezzo… avendo scritto in fretta: sta “finenndo”, che non è un neologismo… 🙂

    • Libroza
      Posted at 16:08h, 11 Settembre

      Ciao Alessandro,
      la balbuzie la puoi rendere con sillabazioni iniziali nelle frasi dette dal personaggio. Per altri casi puoi inventare una parola ripetuta, una interiezione, un modo di dire che caratterizza il personaggio e “mettergliela in bocca” spesso.
      In ogni caso senza esagerare! Ricordati che tutto ciò che viene scritto pesa molto di più di quello che viene detto a voce.
      Quindi, per esempio, nella realtà una persona può fare un grugnito a ogni frase e noi quasi non ce ne accorgiamo; se invece in un testo troviamo una esclamazione ripetuta a ogni battuta di un personaggio, ci dà fastidio.