Dall’osservazione alla descrizione: l’importanza delle descrizioni nei testi narrativi
6 Marzo 2017

Home > Dall’osservazione alla descrizione: l’importanza delle descrizioni nei testi narrativi
La descrizione è uno degli aspetti più importanti di ogni testo narrativo.
A prescindere dal genere letterario di riferimento, infatti, è importante che tu impari a descrivere perché attraverso la descrizione crei l’ambientazione delle tue storie, definisci la fisionomia e il carattere dei tuoi personaggi e ne sveli sentimenti e pensieri.
Ascolta questo episodio in Podcast su iTunes o Spreaker
Per descrivere bastano pochi accenni nei punti giusti
Molti scrittori o aspiranti tali quando sentono parlare di descrizione si annoiano o fanno spallucce perché pensano che i loro testi non abbiano bisogno di descrizioni e loro, di conseguenza, non hanno bisogno di migliorare la propria capacità descrittiva.
Imparare a descrivere è invece fondamentale perché solo grazie alle descrizioni tu puoi portare i tuoi lettori dentro le tue storie, immergerli negli ambienti che tu per primo hai immaginato, fargli “vedere” i tuoi personaggi e permettergli quindi di immedesimarsi nella storia.
Grazie alle descrizioni puoi portare i tuoi lettori dentro le tue storie.
Grazie alle descrizioni puoi portare i tuoi lettori dentro le tue storie.
Inserire descrizioni nei propri testi non significa però scrivere elenchi minuziosi di dettagli e di aggettivi. A volte bastano pochi accenni per rendere un’atmosfera, per far capire dove ci si trova o come si sta comportando un personaggio.
Il punto è che per dare questi pochi accenni tu come scrittore devi comunque avere ben chiaro nella tua testa tutto il quadro completo.
Infatti, solo se tu hai una visione d’insieme puoi decidere quali elementi fornire al tuo lettore, quali dettagli sono importanti e quali no, quali aspetti sottolineare e su quali sorvolare.
Come prepararsi alle descrizioni
Alla fine nel tuo testo tu inserirai pochi dati descrittivi all’interno di sequenze narrative, riflessive o dialogiche, ma per poter arrivare a questa mescolanza di elementi devi comunque passare attraverso una fase di preparazione della descrizione che, per lo meno nella tua testa, deve essere completa.
Stendi una scheda completa di descrizione per ogni ambiente in cui la tua vicenda si svolge e per ogni personaggio o almeno per i personaggi principali.
Prepara queste schede con il tuo programma di scrittura preferito, con una app di appunti o sul taccuino personale. Cerca di essere il più completo possibile e aggiungi dettagli ogni volta che ti vengono in mente; di tanto in tanto ripensa a quell’ambiente o a quel personaggio e rivedi le descrizioni che hai steso cercando di capire se puoi arricchire l’immagine mentale che ne deriva.
Pensa dunque alle tue descrizioni come a fotografie immaginarie che all’inizio hai davanti agli occhi solo tu, ma che poi, attraverso le tue parole, devono rivivere anche davanti agli occhi dei lettori.
Descrizione oggettiva e descrizione soggettiva
Qualunque cosa può essere descritta: un oggetto, un luogo, un animale, una persona, ma anche un sentimento o uno stato d’animo.
A seconda del punto di vista di chi osserva e del grado di partecipazione personale nella descrizione, possiamo distinguere tra descrizione oggettiva e descrizione soggettiva.
- La descrizione oggettiva utilizza le informazioni che ci vengono dai nostri sensi e fornisce particolari dettagliati sull’oggetto della descrizione senza aggiungere impressioni, opinioni, sentimenti personali. Il suo scopo è presentare la realtà fedelmente, così com’è, e lo fa generalmente attraverso l’utilizzo di frasi brevi e termini specifici (a volte perfino scientifici) che hanno lo scopo di fornire informazioni chiare, ordinate e corrette.
- La descrizione soggettiva, invece, è caratterizzata dal fatto che chi comunica vuole presentare la sua personale interpretazione della realtà, dando particolare rilievo ai sentimenti, alle opinioni, alle riflessioni e alle esperienze personali. Per questo il linguaggio della descrizione soggettiva è ricco di aggettivi, che esprimono giudizi e valutazioni, e utilizza spesso paragoni e metafore. Le frasi sono generalmente lunghe e complesse e hanno lo scopo di creare un’atmosfera particolare che lasci trasparire i sentimenti e gli stati d’animo del narratore o che susciti emozioni e riflessioni nel lettore.
In un testo narrativo le descrizioni sono sempre soggettive perché trasmettono il punto di vista del narratore. Anche quando il lettore ha l’impressione di trovarsi di fronte a una descrizione imparziale e oggettiva, la realtà che gli viene presentata è sempre filtrata attraverso gli occhi del narratore e la penna dell’autore.
I 2 errori più comuni nelle descrizioni
Scrivere descrizioni efficaci o, meglio, usare efficacemente le descrizioni nei testi narrativi non è sempre facile.
Gli errori più comuni e ampi nella gestione delle descrizioni sono 2:
1) da una parte alcuni autori commettono l’errore di considerare la descrizione come una sezione a sé stante del testo; quando devono descrivere un personaggio o un luogo fermano quindi la narrazione e dicono subito tutto quello che possono, facendo un elenco di tutti i dettagli. Il risultato tuttavia è un brano noioso e scollegato dal resto della storia, in cui il lettore non riesce a sentirsi partecipe e che quindi può essere tentato di saltare a piè pari;
2) Dall’altra gli autori non riescono a inserire descrizioni efficaci nei loro testi perché loro stessi in prima persona non hanno un’idea chiara di ciò che stanno descrivendo o non hanno sufficiente padronanza linguistica. In questi casi le scene rimangono spoglie i personaggi sono poco approfonditi. Il lessico usato è povero o banale e vengono ripetute espressioni sempre uguali.
Descrivere non significa elencare
Per rimediare al primo errore a mio avviso il metodo migliore è quello di imparare dagli altri.
Per imparare a dosare gli elementi descrittivi all’interno di un testo ben congegnato il modo migliore è quello di leggere molto, leggere soprattutto i testi dei grandi autori e imparare dal loro esempio.
A questo proposito, però, bisogna fare una distinzione tra la lettura fatta per svago e la lettura fatta per studio.
Se vuoi leggere un libro per svago personale leggilo senza farti nessun problema: non cercare di capire come è strutturata la storia, come è organizzata la trama, come sono descritti ambienti o personaggi. Nulla di tutto questo. Goditi il libro e basta, leggi per il puro piacere di leggere.
Se invece vuoi leggere per imparare a scrivere meglio allora ti consiglio di leggere libri che conosci già, meglio ancora se si tratta di libri che conosci molto bene o perché li hai letti più di una volta o perché li hai particolarmente amati. In un libro che hai già letto, infatti, tu sai come si svolge la vicenda, sai come va a finire e quindi la tua lettura può essere fatta a un livello più profondo, un livello di attenzione al dettaglio che in una prima lettura non può esserci.
Prendi dunque un libro che conosci bene e rileggilo, magari scegliendo solo alcuni capitoli o eventualmente saltando da una scena all’altra. Il tuo scopo durante questa lettura non è infatti quello di seguire la trama (che peraltro conosci già), ma di analizzare la scrittura dell’autore e cercare di capire quando, dove e come lui ha inserito elementi descrittivi e come la presenza di questi elementi diffusi nel testo contribuisca a dare completezza all’idea che il lettore si fa di un ambiente o di un personaggio.
Molto probabilmente scoprirai che sul protagonista della storia inizialmente vengono dati pochissimi elementi descrittivi, giusto quelli necessari affinché il lettore si faccia un’idea di chi ha davanti. Poi però, lungo tutto il libro, vengono disseminati nuovi elementi che, come le briciole di Pollicino, portano il lettore a farsi un’idea più completa del personaggio e soprattutto a capire le trasformazioni che il personaggio vive nel corso della storia.
Il modo in cui si comporta il personaggio, il modo in cui si muove, le intonazioni delle sue frasi, le espressioni del suo viso, tutto contribuisce a creare nella mente del lettore un’immagine via via più completa. Forse l’autore non descrive nel dettaglio l’aspetto fisico del personaggio e lascia al lettore il compito di completare a suo piacimento l’immagine mentale del personaggio stesso.
Quello che conta però è capire come l’autore dosa le informazioni, quali elementi sono fondamentali per descrivere un carattere o uno stato d’animo e quali elementi invece possono essere lasciati alla fantasia del lettore.
Descrivere non significa elencare. Una descrizione è efficace quando si mescola agli altri elementi della narrazione.
Descrivere non significa elencare. Una descrizione è efficace quando si mescola agli altri elementi della narrazione.
Descrivere significa osservare
Il secondo errore nelle descrizioni, come abbiamo visto, è quello commesso dagli autori che non sanno descrivere ambienti e personaggi perché essi stessi in prima persona non hanno ben chiaro in testa cosa vogliono comunicare, oppure usano un lessico limitato e ripropongono pochi concetti sempre con le stesse espressioni.
Per risolvere questo problema bisogna lavorare su due livelli:
1. il primo livello è quello della capacità di osservazione;
2. il secondo livello è quello dell’arricchimento lessicale.
Lavorare sulla capacità di osservazione è abbastanza facile perché la capacità di osservare il mondo intorno a noi è una capacità che tutti abbiamo e che ci è servita da bambini per scoprire il mondo. Si tratta quindi di una capacità che giace dentro di noi, forse nascosta da qualche parte, sommersa dalla razionalità, dimenticata tra i ricordi dell’infanzia, ma c’è: è lì e basta di scoprirla e rimetterla in campo.
Se ci pensi, infatti, tutti noi da bambini, fin dai primi mesi di vita, abbiamo usato i cinque sensi per scoprire il mondo e per comunicare con il mondo. Abbiamo afferrato oggetti, li abbiamo assaggiati, siamo stati attratti dai colori vivaci e ci siamo beati della nostra voce producendo suoni e rumori. Attraverso i sensi abbiamo arricchito il patrimonio delle nostre esperienze. Purtroppo, però, a mano a mano che questo bagaglio di esperienze è aumentato e noi abbiamo conquistato autonomia e conoscenza del mondo, ecco che la nostra capacità di osservazione ha cominciato a offuscarsi e le percezioni sensoriali sembrano passate in secondo piano.
Ora che siamo adulti noi non diamo più peso a ciò che i nostri sensi ci trasmettono perché siamo, per così dire, assuefatti dalla mole continua di dati che essi ci hanno fornito per lungo tempo. Non siamo più in grado di notare differenze e sfumature nelle sensazioni che percepiamo, a meno che non si presentino con una certa violenza.
Questo però non significa che non possediamo più capacità di osservazione o di percezione: la nostra capacità di osservazione è intatta ma è solo assopita è ridotta per mancanza di esercizio.
La nostra capacità di osservazione può dunque essere educata (o ri-educata) perché attraverso un costante esercizio possiamo risvegliare l’attività dei sensi e mantenerla viva.
Saper descrivere significa prima di tutto saper osservare.
Saper descrivere significa prima di tutto saper osservare.
Per risvegliare la tua capacità di osservazione io ti consiglio un esercizio molto semplice che può sembrare banale ma che ti assicuro può dare risultati straordinari: leggi libri per l’infanzia, meglio ancora se si tratta di libri per bambini in età prescolare, cioè libri pensati per i bambini che ancora non sanno leggere e che un adulto deve leggere per loro.
Infatti, proprio perché i bambini scoprono il mondo e si relazionano ad esso principalmente attraverso i sensi, i libri a loro dedicati sono ricchi di informazioni sensoriali. Leggendo dunque libri per l’infanzia tu stesso potrai notare quante informazioni possiamo ricavare dai nostri sensi.
Inoltre puoi svolgere appositi esercizi di scrittura creativa che ti portino a descrivere oggetti, animali, ambienti e persone. All’inizio potrebbe essere difficile per te completare una di queste descrizioni, ma l’esercizio e la pratica continua ti daranno ottimi risultati.
Anche in questo caso ti consiglio di fare riferimento a testi pensati per i bambini: prova a dare un’occhiata per esempio ai libri di scuola dei tuoi figli o dei tuoi nipoti e scoprirai tantissimi esercizi pensati apposta per stimolare la capacità di osservazione e per imparare a descrivere.
Infine, per arricchire il tuo bagaglio lessicale il rimedio principale è, ancora una volta, la lettura. Leggi molto, leggi più che puoi, leggi testi diversi tra loro sia per genere che per target .
Continua dunque a leggere e riscopri il bambino che è in te.
Ma adesso dimmi, qual è il tuo rapporto con le descrizioni? Ti vengono spontanee o ti sforzi di descrivere luoghi e personaggi nelle tue storie?
Usi le schede preparatorie oppure scrivi quello che ti viene in mente al momento?
Scrivimelo qui sotto nei commenti e sarò felice di risponderti!
MARIA
Posted at 11:58h, 04 NovembreSalve, sto scrivendo un romanzo d’amore ed ho appena letto quest’articolo che parla della descrizione. Tramite i tuoi consigli, credo proprio di scrivere nel modo corretto, perché io le “scene” me le “vedo” nella mia mente, spontanee, soprattutto di notte (infatti dormo poco!) così come la descrizione dei personaggi, sia dal punto di vista fisico che caratteriale e i sentimenti che devono trasparire attraverso la lettura. Io stessa lo leggo e rileggo più volte, a voce alta, ed è in quel modo che mi accorgo se ho fatto degli errori o no. Non faccio uso delle schede, come dici tu, semmai a volte, apro un capitolo che chiamo “prova” in cui mi segno alcuni particolari, alcune scene o dialoghi che poi sviluppo in un secondo momento. Faccio bene?
Libroza
Posted at 00:50h, 05 NovembreCiao Maria,
non esiste il modo “giusto” per scrivere un libro, ogni scrittore crea il proprio.
L’importante è che funzioni 😉 …nel senso che i personaggi devono essere ben caratterizzati, i dialoghi credibili e la storia coerente.
Se con il tuo metodo senti di lavorare bene, senza blocchi o difficoltà, continua così. Se poi leggendo articoli come questo trovi spunti di lavoro che ti incuriosiscono, puoi provare a vedere se si inseriscono nella tua routine consolidata. Del resto il nostro approccio alla scrittura (così come alla lettura) cambia con il tempo e l’esperienza.
In bocca al lupo per il tuo romanzo.