Come scegliere il punto di vista giusto per raccontare una storia - Libroza
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Come scegliere il punto di vista giusto per raccontare una storia

come scegliere il punto di vista

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C’è una domanda fondamentale che arrovella tutti gli scrittori, prima o poi: quale punto di vista scelgo per il mio romanzo?

La scelta del punto di vista, infatti, determina a quale distanza il narratore si pone nei confronti dei personaggi e, di conseguenza, il grado di coinvolgimento del lettore nella storia.

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Ogni opzione, però, ha i suoi pro e contro e solo una valutazione attenta delle possibilità a tua disposizione può portarti a una scelta consapevole.

Vediamo dunque insieme quali sono i punti di vista possibili in una narrazione.

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Cos’è il punto di vista in un libro

Ogni libro contiene una storia che ci viene raccontata da un narratore.

Il punto di vista narrativo è quindi il punto di osservazione dal quale la storia ci viene raccontata.

Pensa al punto di vista come a una cinepresa che tu hai a disposizione per filmare la storia che vuoi raccontare.

Tu sei il regista e decidi tutto sui tuoi personaggi: chi sono, da dove vengono, che passato hanno, che carattere hanno, come parlano, come si vestono, cosa pensano, cosa fanno. Soprattutto, decidi come inquadrarli e dove posizionare la cinepresa per riprendere ogni scena.

Questa scelta è fondamentale, perché proprio da cosa deciderai di inquadrare e come deciderai di inquadrarlo, dipenderà il grado di coinvolgimento del lettore e perfino la comprensione della storia stessa.

Infatti, se il punto di vista che hai scelto per raccontare la tua storia non è chiaro, il lettore non capirà da quale angolazione sta osservando la scena e sarà disorientato.

E un lettore disorientato è un lettore insoddisfatto.

Il lettore ha bisogno di capire da quale punto di vista è narrata la storia. Se non lo capisce sarà disorientato. E un lettore disorientato è un lettore insoddisfatto.

La soluzione è semplice: assicurarsi di chiarire fin dall’inizio da quale punto di vista viene raccontata la storia. Ma come puoi capire non è facile chiarire al lettore qualcosa che non è chiaro prima di tutto per te come autore.

La scelta di quale punto di vista adottare per la tua storia è quindi cruciale e deve essere fatta prima di cominciare a scrivere.

Quali punti di vista esistono per raccontare una storia

Immagina questa scena: un marito e una moglie, la mattina a colazione, si ritrovano in cucina e discutono animatamente per qualcosa che è successo la sera prima. Magari la cucina è ancora in disordine dalla cena, la moglie è in vestaglia e il marito è già vestito per andare al lavoro. Oppure no: la cucina è pulita e spoglia, il marito è ancora assonnato in pigiama, mentre la moglie è vestita e lo aspetta in piedi con il cappotto in mano.

Insomma, vedi tu. Come ho detto prima, tu sei il regista e tocca a te decidere tutto sui tuoi personaggi.

Adesso però concentriamoci sulla tua cinepresa virtuale e vediamo dove puoi collocarla.

Punto di vista interno – Narrazione in Prima Persona

Il punto di vista interno coincide con il punto di vista di un personaggio. La cinepresa è dentro gli occhi di uno dei personaggi e la scena viene vista attraverso il suo sguardo.

Puoi scegliere di inserire virtualmente la tua cinepresa dentro la testa del protagonista, ma potresti anche decidere di raccontare la vicenda attraverso gli occhi di un co-protagonista o perfino di un personaggio-osservatore.

Nel nostro esempio potresti quindi decidere di raccontare il litigio dal punto di vista del marito o della moglie, ma potresti anche immaginare che la storia sia raccontata da una terza persona, per esempio il figlio che assiste alla scena (magari di nascosto dai genitori).

In ogni caso, la storia è raccontata in prima persona (“io”) e il personaggio è al tempo stesso anche il narratore.

Il punto di vista interno coincide con il punto di vista di un personaggio. La storia è raccontata in prima persona (“io”) e il personaggio è al tempo stesso anche il narratore.

Il lettore si trova quindi di fronte al racconto soggettivo di ciò che avviene perché il personaggio racconta ciò che vede, ma anche ciò che pensa e cosa prova. È il personaggio che racconta la storia, descrive luoghi ed eventi secondo la propria visione, ci comunica le proprie emozioni e reazioni.

I vantaggi dello scrivere in prima persona sono:

  • può essere più facile da scrivere perché in fondo ciascuno di noi vive il mondo in soggettiva, pensando in prima persona;
  • devi concentrarti e immaginare solo su una visione delle cose, solo una mente: quella del personaggio-narratore;
  • puoi adottare uno stile linguistico che rifletta il modo di parlare e pensare del narratore, utilizzando cadenze, modi di dire, perfino espressioni gergali o dialettali, perché fanno parte del linguaggio del personaggio-narratore;
  • il linguaggio caratteristico del personaggio non emerge solo nei dialoghi, ma anche nelle descrizioni e nelle parti narrative, proprio perché il personaggio è anche narratore di tutta la vicenda;
  • puoi dare vita a una personalità sfaccettata o perfino instabile, perché sei dentro la mente del narratore;
  • il lettore è portato il più vicino possibile al personaggio e può quindi più facilmente immedesimarsi con lui.

Svantaggi della prima persona:

  • sei limitato perché puoi raccontare solo ciò che il personaggio-narratore sa, vede o prova;
  • il personaggio-narratore deve essere presente in tutte le scene perché è lui a raccontarle;
  • se ci sono scene in cui il personaggio non è presente, esse sono comunque narrate da lui perché qualcuno gliele ha raccontate, quindi sono filtrate dalla sua visione soggettiva;
  • non puoi entrare nella mente degli altri personaggi; il narratore può solo limitarsi a fare congetture rispetto a quello che gli altri personaggi pensano o può basarsi solo su quello che essi dicono nei dialoghi.

Punto di vista esterno – Narrazione in Seconda Persona

Il questo caso la cinepresa è sulle spalle del narratore, che funge da cameraman, ma che si rivolge direttamente a un personaggio, o al lettore stesso, abbattendo la quarta parete e parlando direttamente con lui.

Il testo è scritto usando la seconda persona (“tu”).

Si tratta di una scelta molto rara che è difficile reggere per testi lunghi.

Vantaggi della seconda persona:

  • ottieni un effetto particolare e inusuale;
  • puoi parlare direttamente con il tuo personaggio o con il lettore.

In genere la seconda persona è infatti usata con grande efficacia nei libri di non-fiction, manuali e saggi, in cui il narratore si rivolge direttamente al lettore per dargli delle informazioni.

Svantaggi della seconda persona:

  • è difficile mantenere questo punto di vista per testi lunghi
  • può risultare straniante per il lettore o, alla lunga, noioso.

Punto di vista esterno – Narrazione in Terza Persona Limitata o Soggettiva

Quando il punto di vista è esterno ai personaggi il testo è scritto in terza persona (“lui/lei”).

La cinepresa è accanto a un personaggio e mostra ciò che succede dalla sua angolazione, senza tuttavia essere dentro la sua testa.

Sta a te decidere dove collocare la cinepresa, quanto vicino o quanto distante porti rispetto a un personaggio.

Nel nostro esempio potresti quindi porre la cinepresa accanto al marito e raccontare quello che vede lui dalla sua posizione nella stanza, oppure accanto alla moglie, oppure ancora a equa distanza da entrambi, guardando ora l’uno ora l’altra.

Il narratore in terza persona ci racconta ciò che accade, come si comportano i personaggi, cosa dicono. Da ciò che ci viene raccontato noi lettori possiamo farci un’idea dei pensieri o delle emozioni dei personaggi stessi.

Il punto di vista esterno prevede la narrazione in terza persona, ma sta all'autore decidere a quale distanza porsi dai personaggi.

Vantaggi della terza persona soggettiva:

  • sei sufficientemente staccato dal personaggio per poter descrivere anche lui, per guardarlo da fuori;
  • puoi alternare i punti di vista di personaggi diversi, mettendoti di volta in volta accanto a ciascuno di loro.

L’unico svantaggio della terza persona soggettiva è che la possibilità di passare da un punto di vista di un personaggio a quello di un altro potrebbe generare confusione nel lettore, se il passaggio non è ben gestito.

Per questi motivi la terza persona soggettiva è il punto di vista più usato nella narrativa contemporanea.

Punto di vista esterno – Narrazione in Terza Persona Onnisciente

La cinepresa è collocata in un punto sopraelevato, dal quale si vede tutto.

Il testo è scritto in terza persona (“lui/lei”) e il narratore è esterno ai personaggi.

A differenza del narratore in terza persona soggettiva, che vede le cose da un punto di vista limitato, spesso vicino a un personaggio, il narratore onnisciente sa tutto di tutti i personaggi, e non solo ciò che fanno, ma anche ciò che pensano, cosa provano, cosa hanno fatto in passato e cosa faranno in futuro.

Per questo il narratore onnisciente è spesso considerato come un dio nella narrazione, che sa tutto della storia.

Il narratore onnisciente può far sentire la sua presenza al lettore, intervenendo con i propri commenti, oppure restare nascosto e limitarsi a dare al lettore tutta la sua ampia visione.

Vantaggi della terza persona onnisciente:

  • puoi dare vivacità al testo, proponendo contemporaneamente i punti di vista dei diversi personaggi;
  • passando da un personaggio all’altro e non concentrandosi solo su uno di essi, il testo può essere più ritmato e meno noioso;
  • puoi essere più veloce, perché il narratore sa tutto e non deve intuire o interpretare pensieri e comportamenti dei personaggi;
  • puoi ironizzare sui personaggi ed evidenziarne i difetti in chiave comica, propria perché sei distante da ciascuno di loro.

Svantaggi della terza persona onnisciente:

  • puoi confondere il lettore passando da un personaggio all’altro troppo spesso;
  • il coinvolgimento del lettore nella storia è limitato perché non riesce a immedesimarsi a fondo con nessuno dei personaggi.

Punto di vista esterno multiplo

Come abbiamo visto la terza persona soggettiva è la soluzione più diffusa nella narrativa contemporanea, proprio perché permette al narratore di essere flessibile, collocandosi molto vicino a un singolo personaggio oppure mettendosi a una distanza intermedia fra molti personaggi.

Il narratore esterno ai personaggi può scegliere a quale distanza porsi rispetto ad essi, a seconda del ritmo che vuole dare alla storia e del coinvolgimento che vuole creare tra i suoi lettori e i personaggi.

Se scegli di raccontare la tua storia da un punto di vista esterno ai personaggi, ma concentrandoti sul tuo protagonista, come se lo seguissi con la tua telecamera, otterrai un effetto molto simile a quello di una narrazione in prima persona, ma senza i limiti di dover sempre stare nella testa di un solo personaggio.

Potresti, però, anche scegliere di cambiare punto di vista e di seguire ora uno, ora l’altro dei tuoi personaggi, per dare al lettore una visione d’insieme della storia, raccontata da più punti di vista.

Molti libri attuali sono impostati secondo uno schema di alternanza di voci, per cui alcuni capitoli sono raccontati dal punto di vista del protagonista e altri capitoli sono raccontati dal punto di vista dei comprimari. In questo caso si parla di punto di vista multiplo.

Un esempio recente che ho apprezzato di uso del punto di vista multiplo è Chi manda le onde di Fabio Genovesi in cui al cambio di punto vista corrisponde anche un cambio nell’uso dei pronomi:

  • i capitoli dedicati a Luna, la piccola protagonista, sono scritti in prima persona, racontati direttamente dalla voce della bambina;
  • i capitoli dedicati a sua madre Serena sono scritti in seconda persona, con il narratore che parla direttamente al personaggio;
  • i capitoli dedicati a Sandro, innamorato di Serena, sono scritti in terza persona soggettiva.

Sicuramente questa formula può dare grande varietà al tuo testo, ma gestire un punto di vista multiplo è una questione delicata e io ti consiglio di sceglierlo solo se ti senti davvero padrone dei tuoi personaggi e della tua trama. Passare da un punto di vista all’altro, infatti, significa non confondere le opinioni e il modo di pensare di un personaggio con quelli di un altro, ricordarsi esattamente dove è collocata la tua cinepresa virtuale in ogni scena, da quale angolazione è raccontata la storia di volta in volta, chi è  presente e chi no, cosa pensano i personaggi l’uno dell’altro, chi conosce un segreto e chi invece ne è all’oscuro e così via.

Insomma, per usare un  punto di vista multiplo senza rischiare di confondere il lettore, devi essere un regista esperto. Se decidi di utilizzare questa soluzione, non la prendere alla leggera.

Per usare un punto di vista multiplo senza rischiare di confondere il lettore, devi essere un regista esperto della tua storia.

6 consigli per scegliere il punto di vista giusto per il tuo libro

Come hai visto ogni opzione ha i suoi pro e i suoi contro. Scegliere il punto di vista per la tua storia non significa quindi solo decidere quali pronomi usare, bensì decidere in quale relazione vuoi mettere il narratore rispetto ai personaggi e a quale distanza vuoi collocare il lettore rispetto alla storia.

Se scrivi un racconto la scelta migliore è sicuramente quella di scegliere un punto di vista unico e usarlo con coerenza lungo tutto il testo. Data la brevità del racconto, infatti, non ci sarebbe il tempo di far adattare i lettori a punti di vista multipli.

Se scrivi un romanzo o un testo più lungo puoi scegliere se usare un punto di vista unico o alternare le scene tra punti di vista diversi.

Se vuoi che il lettore si identifichi in modo esclusivo con il tuo protagonista per provare ciò che prova lui, allora potresti scegliere di scrivere tutto il libro utilizzando un punto di vista unico, utilizzando la prima persona, per dare voce direttamente al personaggio stesso, oppure una terza persona limitata oggettiva.

Se invece vuoi che il lettore conosca anche fatti che il protagonista non conosce, o perché avvengono quando lui non è in scena, o per creare suspense (il protagonista è in pericolo e non lo sa, ma il lettore sì), o per raccontare gli avvenimenti dalla prospettiva di altri personaggi, allora potresti scegliere di scrivere il tuo libro adottando un punto di vista multiplo, passando di capitolo in capitolo dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro, oppure potresti optare per un narratore onnisciente che sa tutto di tutti.

La tua scelta dipende fondamentalmente dall’effetto generale che vuoi dare alla tua storia.

Ecco 6 suggerimenti per scegliere il punto di vista giusto per la tua storia:

1) se vuoi scrivere tutta la storia con uno stile personale e caratteristico, scegli la prima persona;

2) se il tuo protagonista si sofferma spesso a pensare e si lascia andare a lunghe riflessioni, scegli la prima persona;

3) se vuoi che il lettore si immedesimi profondamente con il protagonista, scegli la prima persona o la terza persona soggettiva;

4) se vuoi descrivere il protagonista dall’esterno e raccontare le relazioni che ha con gli altri personaggi, scegli la terza persona soggettiva;

5) se vuoi inserire nel testo i commenti e le opinioni del narratore, scegli la terza persona onnisciente;

6) se vuoi limitare l’immedesimazione da parte del lettore con il protagonista, perché si tratta di un personaggio negativo o perché il narratore stesso si prende gioco del personaggio, scegli la terza persona onnisciente.

In fondo, alcuni insegnanti di scrittura creativa affermano che è la storia a scegliere il punto di vista dal quale vuole essere narrata, non lo scrittore.

In effetti se ti imponi di scrivere una storia da un determinato punto di vista solo come esercizio tecnico, molto probabilmente quello che ne verrà fuori sarà un testo che non funziona, che “non gira”.

Pensa invece alla tua storia, ai tuoi personaggi principali, a cosa vuoi dire attraverso le loro vicissitudini e chiediti qual è il Punto di Vista migliore per raccontarle.

Molto probabilmente la risposta verrà da sola.

È la storia a scegliere il punto di vista dal quale vuole essere narrata, non lo scrittore.

2 Esercizi di scrittura creativa per scegliere il punto di vista della tua storia

Infine, se i suggerimenti e le riflessioni fatte fin qui non sono bastate e sei ancora indeciso su quale punto di vista adottare per il tuo testo, ti propongo due semplici esercizi di scrittura creativa:

1) Trova una scena che ti piace particolarmente in un libro di uno scrittore famoso che tu ami. Meglio ancora se si tratta di uno scrittore che ha uno stile molto diverso dal tuo. Ricopia la scena, parola per parola, prestando attenzione al punto di vista utilizzato e alla distanza creata tra narratore e personaggi. Alla fine della scena prosegui inventando uno sviluppo alternativo e scrivi utilizzando il tuo stile.
In questo modo ti renderai conto di come lo stesso punto di vista può dare effetti diversi a seconda dello stile di scrittura utilizzato e potresti scoprire che il punto di vista che pensavi di adottare per il tuo testo non è il più addatto al tuo stile di scrittura.

2) Scrivi una scena in cui i due personaggi principali della tua storia si affrontano e discutono animatamente. Scrivi la scena prima dal punto di vista interno di un personaggio (il protagonista), usando la prima persona, poi riscrivi la scena da un punto di vista esterno usando la terza persona limitata soggettiva (immaginando di essere accanto al protagonista) e infine riscrivi ancora una volta la scena usando la terza persona onnisciente (mettendoti a equa distanza tra i due personaggi, ma consapevole anche di quello che loro non sanno).
In questo modo ti renderai conto di come varia la distanza tra il narratore e i personaggi e tra il lettore e i personaggi a seconda del punto di vista scelto e potrai decidere quale punto di vista preferisci.

Qual è la tua esperienza con i punti di vista? Quale opzione preferisci? Hai mai provato a scrivere testi con un punto di vista multiplo? Raccontamelo qui sotto nei commenti, ti leggerò volentieri!

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Ora che ho finito, ti chiedo un piccolo favore.
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Risorse Utili

4 Comments
  • MARIA
    Posted at 22:07h, 24 Novembre

    Articolo molto interessante! Io scrivo sempre in terza persona ma a dir la verità, non ero a conoscenza delle varie differenze di quest’ultima… Diciamo che mi viene abbastanza naturale e spontaneo inserire nel testo le mie opinioni, mentre descrivo le scene e i personaggi del mio romanzo… Dunque, dovrei considerarmi una specie di dea?…

    • Libroza
      Posted at 16:59h, 26 Novembre

      “Dea” non so, onnisciente di sicuro! 😉

  • Libroza
    Posted at 03:10h, 17 Febbraio

    Ciao Davide, quello che posso dirti è che non esiste un unico pubblico con un unico gusto. Là fuori ci sono libri di tutti i tipi, per tutti i gusti e per ogni lettore. Finché non ti butti non scoprirai mai se le tue storie possono piacere.

  • Valentina Preve
    Posted at 01:10h, 27 Giugno

    Questo articolo è estremamente utile, interessante ed esauriente, grazie mille!