3 domande da farsi prima di scrivere un libro - Libroza
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3 domande da farsi prima di scrivere un libro

3 domande prima di scrivere un libro

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Nel mio lavoro di ghostwriter e di writing coach mi trovo spesso a diretto contatto con chi vuole scrivere un libro, ma, per qualche motivo, si è arenato e non ha portato a termine l’impresa.

Sono infatti molte le persone che cominciano a scrivere un libro di slancio, magari solo perché un giorno gli è venuta in mente un’idea che hanno ritenuto buona, senza fare però un lavoro preparatorio né sui contenuti del libro, né, tanto meno, su se stessi.

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Quando arrivo in loro soccorso il mio obiettivo è invece quello di controllare la struttura narrativa e verificare le aspettative di chi scrive. Insomma: ricominciare dai fondamentali.

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Prima di scrivere un libro stabilisci i tuoi obiettivi

Se mi segui anche sui social sai che ormai da lungo tempo il mio motto è una frase latina di Seneca: Ignoranti quem portum petat nulllus suus ventus est.

Ignoranti quem portum petat nulllus suus ventus est.

Questa è anche la citazione che apre il mio romanzo d’esordio L’amore conta.

In senso letterale la frase può essere tradotta così: per chi non sa verso quale porto è diretto, nessun vento è favorevole.

In effetti, se un marinaio non sa quale rotta deve prendere non potrà stabilire se il vento che soffia in quel momento fa al caso suo oppure no, se lo sospingerà o, al contrario, lo ostacolerà o lo manderà alla deriva.

In un senso metaforico più ampio la frase significa che chi non stabilisce con chiarezza i propri obiettivi, difficilmente li raggiungerà, per il semplice fatto che non sarà in grado di impostare una strategia, un piano d’azione per conquistare la propria meta.

Chi non stabilisce con chiarezza i propri obiettivi, difficilmente li raggiungerà.

Come puoi immaginare, se ho scelto la frase di Seneca come slogan per i miei profili social, significa che in un certo senso condensa e racchiude la mia visione delle cose.

Con questo non voglio dire che nella vita si debba programmare sempre tutto fino all’ultimo dettaglio. Anzi. Più accumulo esperienze (ho detto esperienze, non anni! 😉 ), più mi rendo conto che la super-programmazione è inutile e in certi casi perfino dannosa.

La vita sa sorprenderci con imprevisti e colpi di scena e una impostazione troppo rigida non solo non potrebbe gestirli, ma non saprebbe nemmeno coglierne il lato positivo.

Se dunque questo è valido per la vita, lo è ancora di più per la scrittura di un libro, che in fondo della vita può essere una metafora.

Scrivere un libro è come salpare

Rientrando dunque nella metafora nautica, chi vuole scrivere un libro è come un marinaio che si appresta a salpare.

Se parte senza sapere dove vuole andare o senza informarsi sul bollettino meteo, nel migliore dei casi farà un giretto al largo, mantenendosi a vista della costa e poi rientrerà in porto; nel peggiore dei casi si allontanerà troppo, perderà l’orientamento e vagherà alla deriva. In qualche raro caso, con venti di fortuna, arriverà in un nuovo porto.

Se invece sa dove vuole andare, potrà impostare il timone, aspettare il vento migliore per partire, e assestare la rotta strada facendo.

Del resto, se hai mai visto una regata, sai che le barche a vela possono farsi sospingere dal vento, ma possono anche risalirlo, navigando di bolina.

Scrivere un libro è dunque come salpare con la tua barca: se non sai dove vuoi andare nessun vento sarà quello giusto per te, se invece conosci la tua meta, potrai farti sospingere dal vento o perfino risalirlo, navigando di bolina.

Scrivere un libro è come salpare con una barca: se non sai dove vuoi andare nessun vento sarà giusto per te.

Le 3 domande da farsi prima di scrivere un libro

Se vuoi scrivere un libro, prima di cominciare poniti queste 3 domande fondamentali, per assicurarti di intraprendere il tuo percorso nella direzione giusta.

Queste domande sono valide anche se hai già cominciato a scrivere il tuo libro, ma ti sei bloccato e non riesci a proseguire. Molto probabilmente non sai dove vuoi andare e quindi non sai a quale vento spiegare le tue vele.

Ecco le 3 domande da farsi prima di scrivere un libro:

Domanda #1: Perché scrivi?

La prima domanda che devi farti prima di scrivere un libro è: «Perché scrivi?».

Questa domanda in apparenza può sembrare molto semplice, ma in realtà pochi autori se la pongono e ancora meno sono coloro i quali sanno dare una risposta chiara e onesta.

Rispondere alla domanda “Perché scrivi?” significa stabilire qual è il tuo obiettivo nella scrittura.

Perché scrivi?

Se ti trovi nel mezzo del tuo libro e ti sembra di esserti perso, sai che scrivere può essere molto più difficile di quanto non sembri da fuori. Potresti avere perfino voglia di mollare tutto e lasciar perdere.

Allora ritorna con la mente al momento in cui hai iniziato, a quel momento in cui hai deciso che avresti scritto un libro e chiediti: perché?

Perché hai deciso di scrivere un libro? E perché hai deciso di scrivere proprio questo libro?

La maggior parte degli scrittori non sa rispondere a queste domande. E tu?

Forse la prima risposta che ti viene in mente è una risposta generica del tipo che scrivere è la tua passione, che non puoi farne a meno, che ti senti in un certo senso “chiamato” a questo compito.

Molto probabilmente ami leggere e leggendo libri altrui hai maturato l’idea di scrivere un libro tuo. Ami il fatto che scrivere sia un atto solitario, che per scrivere devi isolarti, concentrarti, magari avere un posticino tutto per te che ti faccia sentire uno “scrittore”. Ami immergerti nelle storie che scrivi, immedesimarti con i tuoi personaggi.

Tutto questo è molto bello, ma perché scrivi? Davvero.

Quando le cose vanno bene, quando le idee non mancano e le parole sgorgano dalla tua penna (o dalla tua tastiera) è bello pensare di essere scrittori per passione. La verità, però, è che le cose non vanno sempre bene, le idee latitano e le parole incespicano. Ed è in questi momenti che ti serve una risposta più profonda e sincera.

Trova dentro di te il vero motivo per cui tu scrivi perché sarà l’unico vero appiglio a cui potrai aggrapparti nei momenti di difficoltà e stanchezza.

Perché scrivi? Cerca dentro di te la risposta perché sarà l’unico vero appiglio a cui potrai aggrapparti nei momenti di difficoltà e stanchezza.

Rispondi con sincerità. Questa risposta può restare un tuo segreto, non devi condividerla con nessuno. Quindi sii onesto con te stesso.

Perché scrivi?

  • per diventare famoso?
  • per guadagnare?
  • per dimostrare a qualcuno che ne sei capace?
  • per dimostrare a te stesso che ne sei capace?
  • per lasciare un segno?
  • per lasciare un’eredità?
  • per aiutare gli altri?
  • per aiutare te stesso?

Guardati allo specchio e scava a fondo. La risposta che troverai sarà il tuo faro nei momenti di dubbio e di scoraggiamento, perché quando ti sentirai demoralizzato potrai ritornare a questo motivo fondante e ritrovare la carica giusta.

Inoltre, sapere con chiarezza perché scrivi può aiutarti a scrivere meglio e a decidere cosa vuoi farne del tuo libro una volta completato.

Se per esempio hai scritto spinto dal desiderio di aiutare gli altri, vorrai cercare di pubblicare il tuo libro il prima possibile; se invece hai scritto solo per te stesso o per i tuoi familiari, potresti scegliere forme di diffusione più ristrette.

Sapere con chiarezza perché scrivi ti aiuta a scrivere meglio.

Rispondi dunque al più presto a questa domanda, perché sarà la base solida su cui appoggerai il tuo percorso di scrittore e il punto di partenza di tutte le scelte successive che farai per il tuo libro.

Domanda #2: Cosa vuoi dire?

La seconda domanda che devi farti prima di scrivere un libro è: «Cosa vuoi dire?».

Questa domanda è centrata sul contenuto del tuo libro.

Mentre con la prima domanda devi indagare la tua motivazione interna nei confronti della scrittura, quando ti chiedi “Cosa voglio dire?” devi chiarire esattamente qual è il contenuto centrale del tuo libro.

Quale messaggio vuoi trasmettere con il tuo libro?

Quale concetto vuoi affrontare? Sii specifico. Vai nel dettaglio.

Sarà capitato anche a te di ascoltare qualcuno che cerca di spiegarsi e fa tanti giri di parole, e magari fa anche tanti esempi, ma non si capisce dove vuole andare a parare, quali siano i collegamenti, così anziché chiarirti le idee, te le confonde ancora di più. Alla fine lo fermi e gli chiedi: «Sì, ok, ma qual è il punto?».

Ecco, ora tocca a te rispondere e la domanda te la devi porre da solo.

Qual è il punto? Cosa vuoi dire? Esattamente.

E non pensare che questa domanda riguardi solo gli scrittori di manuali e saggi. No, riguarda tutti. Anche chi scrive narrativa deve sapere cosa vuole dire nel suo romanzo.

Ricordati che il lettore cerca un senso in ciò che legge. Anzi, spesso i lettori cercano nei libri di narrativa proprio il senso e la logica che spesso mancano nella realtà.

Cosa vuoi dire? Il lettore cerca un senso in ciò che legge, quindi stabilisci con chiarezza qual è il senso di ciò che scrivi.

Quindi, che tu scriva un manuale o un romanzo, chiediti cosa vuoi dire e trova la tua risposta.

Anche in questo caso non serve che tu la dica in giro, puoi tenerla per te, ma, a differenza della risposta alla domanda #1, che può restare un segreto perché davvero la conosci solo tu, in questo caso la tua risposta alla domanda “Cosa vuoi dire?” è implicita nel tuo stesso libro.

Se sai dire con chiarezza qual è il punto del tuo libro, i tuoi lettori lo capiranno perché sarà il messaggio centrale del tuo libro.

Vedi dunque che, presa da un’altra angolazione, questa domanda diventa uno snodo importante della tua scrittura. Come puoi scrivere un libro se non sai cosa vuoi comunicare al suo interno?

Senza un messaggio chiaro da trasmettere, la trama del tuo romanzo sarà confusa e sconnessa, o la struttura del tuo manuale non seguirà un filo logico.

Non puoi scrivere un libro se non sai cosa vuoi comunicare al suo interno.

Molti autori hanno un’idea vaga o generica di quale sia il nucleo centrale di ciò che vogliono dire, ma non lo sanno definire con chiarezza o con sinteticità. Devi scendere nel dettaglio.

Cosa vuoi comunicare? Cerca l’idea di base del tuo messaggio, la leva emozionale profonda che vuoi smuovere.

Se non riesci a rispondere a questa domanda, prova a guardarla da un altro punto di vista. Prova a metterti dalla parte del lettore e prova a chiederti: «Cosa cerco in un libro? Cosa cerco in questo libro?».

In fondo si tratta della stessa questione, analizzata dal punto di vista di chi scrive o di chi legge.

  • Vuoi far divertire? /Cerchi divertimento e spensieratezza?
  • Vuoi insegnare qualcosa? / Vuoi imparare qualcosa?
  • Vuoi offrire supporto o conforto? / Cerchi supporto o conforto?
  • Vuoi dare un buon esempio? / Cerchi esempi di riferimento?
  • Vuoi far provare emozioni? / Vuoi provare emozioni?

Se ci pensi bene, ogni volta che scegli un libro da leggere, cerchi qualcosa. Se un libro ti “prende” e non vedi l’ora di avere un’ora libera per poterlo finire, vuol dire che quel libro ti sta dando ciò di cui tu hai bisogno. Se leggi sempre libri dello stesso genere o libri dello stesso autore è perché in quel genere o nelle pagine di quell’autore sai di trovare ciò che cerchi.

Dunque, ora che sei dall’altra parte e sei tu lo scrittore, non dimenticare come ragiona un lettore e assicurati di offrirgli un libro il cui messaggio sia forte e chiaro.

Ogni volta che leggi un libro, vuoi trovare un messaggio. Ogni volta che scrivi un libro, devi dare un messaggio.

Prima riuscirai a dare una risposta precisa a questa seconda domanda, più facile sarà il tuo percorso di scrittura, perché capirai subito se un personaggio funziona o no, se una scena è funzionale o inutile allo sviluppo della storia, e così via.

Inoltre, più chiaro sarà il tuo messaggio, più sarà facile per i lettori capire se vogliono seguirti.

Tu dichiari dove li vuoi condurre e i lettori decidono se salire a bordo e farsi guidare da te.

Ok, ma in tutto questo, come gestire i venti contrari e gli improvvisi cambi di rotta? Semplice: ponendosi la domanda più volte lungo il percorso.

Questa domanda, infatti, potrebbe portarti a risposte diverse, a seconda che tu te la faccia all’inizio o alla fine del processo di scrittura. Può capitare che tu parta con una idea, che all’inizio tu sia convinto di voler dire una certa cosa e poi, strada facendo, i personaggi evolvano o la storia prenda una piega imprevista e il messaggio che hai delineato in principio non risponda più alla realtà del tuo libro. Ebbene, questo è il momento di rifarti ancora una volta la domanda: «Cosa vuoi dire?»

Se la risposta che ottieni è sempre la stessa, significa che hai mantenuto la rotta e puoi continuare. Se invece ottieni una risposta nuova, allora significa che la prima volta che ti eri fatto la domanda non eri andato veramente a fondo nella ricerca della risposta, o non avevi progettato nel dettaglio i tuoi personaggi e la tua trama. Bene, è ora di farlo!

Domanda #3: A chi ti rivolgi?

La terza domanda che devi farti prima di scrivere un libro è: «A chi ti rivolgi?».

Per chi scrivi? Da chi vuoi essere ascoltato? A quali lettori vuoi far arrivare il tuo messaggio? Chi è il tuo destinatario? Qual è il tuo target?

Spesso trovi questa domanda posta in altri termini: chi è il tuo lettore-tipo?

Cerca di immaginartelo nel dettaglio: sesso, età, livello di studi, lavoro, fascia sociale, interessi, paure, preoccupazioni, aspettative, ecc.

Fai la fotografia mentale, ancora meglio se scritta, di questo interlocutore di riferimento e guardala ogni volta che scrivi o riscrivi un pezzo nuovo.

Gli può piacere? È scritto per lui? La storia lo appassiona? Si immedesima nei personaggi? Apprezza questo stile? Cosa cerca in una storia? Di cosa ha bisogno? Quali problemi ha che io posso risolvere?

Come vedi ogni scelta che puoi fare nella scrittura di un libro può (e dovrebbe) essere guidata dall’immagine del tuo lettore-tipo. Ed è per questo motivo che questa domanda, come le altre due, deve trovare risposta prima di scrivere un libro.

Anzi, in questo caso dare la risposta sbagliata o non riuscire a darne una non significa solo rallentare il processo di scrittura o vivere un blocco. Scrivere pensando al destinatario sbagliato significa sbagliare del tutto la comunicazione!

A chi ti rivolgi? Scrivere pensando al destinatario sbagliato significa sbagliare del tutto la comunicazione.

Quindi qui non hai proprio scuse: devi rispondere a questa domanda prima di cominciare a scrivere il tuo libro, se non vuoi trovarti poi a buttare tutto il tuo lavoro.

Anche in questo caso, come nei due precedenti, “A chi ti rivolgi?” può sembrare una domanda facile, e invece la maggior parte degli autori non sa rispondere, o per lo meno non ha il coraggio di farlo in modo chiaro. La paura di escludere fasce di pubblico li porta a restare su risposte vaghe e generiche, senza rendersi conto, invece, che proprio l’indeterminatezza del destinatario rende inefficace ogni messaggio.

Se non sai per chi stai scrivendo, come potrai decidere cosa dire e come dirlo?

Se non riesci a definire con chiarezza chi è il tuo lettore-tipo e quindi a chi ti rivolgi con la tua scrittura, prova ancora una volta a spostarti e a metterti dalla parte del lettore.

Tutti gli scrittori, infatti, prima di tutto sono (o dovrebbero essere) lettori e come tali hanno le loro preferenze. Ebbene, pensa al tuo autore preferito e a quanta soddisfazione provi nel leggere i suoi testi. Sicuramente questa sensazione di benessere e appagamento, ripetuta nel tempo, ha contribuito a maturare in te il desiderio di scrivere.

Questo significa che tu scrivi (anche) per replicare con i tuoi lettori la magia di coinvolgimento e intesa che il tuo autore preferito ha creato nel tempo con te. E spesso si tratta di un legame che supera lo spazio e il tempo, perché magari il tuo autore preferito è morto da decenni o vive in posti dove tu non sei mai stato. Ma la magia dei libri è proprio questa: trovare se stessi nelle parole di qualcuno che non ci conosce eppure sembra aver scritto di noi e per noi.

La magia dei libri è proprio questa: trovare se stessi nelle parole di qualcuno che non ci conosce eppure sembra aver scritto di noi e per noi.

Ecco, se hai mai provato questa sensazione (e io te lo auguro di cuore!), se ti sei sentito a nudo di fronte a un autore, perché, pur non conoscendoti affatto, con le sue parole lui ha dimostrato di capirti più di ogni altro, allora adesso sai cosa cercare di mettere nella tue parole, sai quale tipo di legame vuoi stringere con i tuoi lettori.

Pensa a quali sensazioni vorresti vivere tu dentro una storia e scrivi per chi cerca le tue stesse sensazioni. Pensa a quali paure vorresti affrontare leggendo un libro e scrivi per chi ha le tue stesse paure. Pensa a cosa vorresti imparare e scrivi per chi ha le tue stesse ambizioni.

In fondo, lo diciamo sempre, il segreto è solo uno: scrivi il libro che vorresti leggere.

E adesso, raccontami: ti sei mai posto queste domande? E quali risposte ti sei dato? È stato facile trovarle oppure no? Scrivimelo qui nei commenti, sono curiosa di leggerti!

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Ora che ho finito, ti chiedo un piccolo favore.
Se questo articolo ti è piaciuto, che ne dici di condividerlo?

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Se invece hai qualche domanda o vuoi esprimere il tuo punto di vista, scrivimi nei commenti qui sotto. Non vedo l'ora di leggerti!

Risorse Utili

19 Comments
  • Aspirante Scrittrice
    Posted at 12:32h, 22 Giugno

    Non riesco a trovare una risposta alla seconda domanda. Non so cosa voglio dire con quello che ho scritto fin’ora e questo mi spaventa, perché non so più dove voglio andare a parare. Non l’ho mai saputo, temo.
    E mi viene voglia di riscrivere tutto, trovando prima la risposta a queste domande. Mi viene voglia di ricominciare da capo, ma così facendo stravolgerei completamente tutto quello che ho scritto fin’ora. Tutte le carte su cui ho sudato per un anno. E non so se sia un male o un bene. Forse è un bene perché potrei creare una storia completamente nuova, stando attenta a tutte queste domande. Però dall’altra parte mi dispiace “buttare via” tutto il lavoro di un anno. Non so che fare. Qualche consiglio?

    • Libroza
      Posted at 16:56h, 26 Giugno

      Cara Aspirante Scrittrice,
      se non sai “cosa vuoi dire” con i tuoi testi, allora il lettore se ne accorgerà e non troverà un senso nel leggerti.
      Per tanti di noi la scrittura è un bisogno intimo irrinunciabile e, col tempo, diventa perfino terapeutica. Che tu stia sudando da un anno o più su queste carte è certamente importante PER TE, per il tuo percorso di crescita, personale prima ancora che stilistico. Fai bene a farlo e io ti consiglio di non smettere mai. In quest’ottica il lavoro non è mai sprecato.
      Questo però non significa che ciò che scrivi abbia altrettanto valore per il lettore. Non confondere il tuo bisogno di scrivere con la vanità di essere letta.
      Scrivere qualcosa PER GLI ALTRI significa avere qualcosa da dire.
      E per trovare qualcosa di davvero interessante da dire e per dirlo nel modo giusto a volte ci vogliono molti anni e cestini pieni di pagine buttate.

  • Polaris
    Posted at 14:30h, 27 Agosto

    Ciao, io ho scritto un libro, non un libro ma solo una bozza che ho condiviso su wattpad, e l’ho finito. Ma rileggendolo ho capito che ci sono molte incongruenze, molti punti ciechi nella storie e nella descrizione dei personaggi nonchè nella descrizione delle ambientazioni, quindi ho deciso di riscrivere ma purtroppo molte volte mi blocco nel scrivere. Oggi ho letto queste tre domande e non trovo la risposta alla terza domanda. Premetto che amo leggere, divoro libri su libri quando non sono impegnata a studiare per gli esami. Sono solo all’inizio della rielaborazione del quinto capitolo, ma come già detto, mi sono bloccata, non so come continuare, ammetto anche che certe volte perdo la voglia di scrivere. Perché pernso che a tutti capita. Mi puoi dare qualche consiglio?

    • Libroza
      Posted at 15:47h, 11 Settembre

      Ciao Polaris,
      questo blog è pieno di consigli! 😉
      Se ami leggere parti già bene. Se poi hai una visione auto-critica di ciò che scrivi e ti rendi conto che qualcosa non funziona, allora sei a buon punto (molto più in là di tanti che credono di aver scritto il capolavoro del secolo e non si mettono in discussione).
      Quello che può aiutarti in questa fase, per sbloccarti e migliorarti, è il punto di vista esterno di qualcun altro, meglio se esperto.
      Iscriviti a un corso di scrittura creativa. Uno dei tanti che trovi in giro; per cominciare vanno bene tutti.
      In ogni caso non mollare e continua a leggere e scrivere!

  • Gaetano Parise
    Posted at 19:14h, 07 Settembre

    Buona sera Carmen, ho scritto un paio di libri: uno su i mirales di un paese dell”Abruzzo e uno che parla di una pieve romanica della Valpolicella (Verona) e dei suoi misteri. Il primo pubblicato, il secondo no. Il problema? Voglio trasmettere le emozioni che hanno suscitato in me ma a rivedere gli scritti, quelle emozioni non traspaiono.
    Mi spiego meglio: la “vocina interiore” mi dice di scrivere in un certo modo, poi a rileggerlo quelle emozioni non escono come le ho “sentite”, non fanno sognare. Non voglio mollare e mi sono affidato ad una amica copywriter ma i suoi consigli snaturalizzano gli scritti e diventano i suoi scritti, non i miei…
    Quali consigli mi puoi dare?

    • Libroza
      Posted at 15:14h, 11 Settembre

      Leggi tanto, scrivi tanto e fai leggere a qualcuno (meglio se esperto) ciò che scrivi.
      Il modo migliore per leggere tanto (con approccio critico), mettersi alla prova scrivendo qualcosa di proprio e poi farsi leggere (da qualcuno che può aiutarti a migliorare) è sicuramente frequentare un corso di scrittura creativa.

  • Ciro La Ferola
    Posted at 16:41h, 29 Gennaio

    ciao. in queste ultime sere, di ritorno dal lavoro, sono incappato nei tuoi consigli per scrivere meglio postati su youtube. Ti seguo… Complimenti e grazie anzitutto. C’è una domanda che vorrei porre, in merito proprio al primo consiglio LEGGERE MOLTO (mi basta anche un parere), ecco io leggo poco, ma ascolto molto. Trovo parecchio più piacevole mettere le cuffie e ascoltare un audiolibro che leggerne uno di carta. Secondo la tua esperienza, credi che ascoltare tanti audiolibri possa giovare al miglioramento della scrittura tanto quanto può farlo la lettura?
    Grazie per i consigli, o pareri, che vorrai darmi e buon proseguimento in quel che fai.
    Ciro La Ferola

    • Libroza
      Posted at 20:24h, 04 Febbraio

      Ciao Ciro, ascoltare audiolibri può sicuramente ampliare il tuo personale “archivio” di storie, stimolare la creatività su trame e personaggi, però per quanto riguarda l’uso del linguaggio e lo stile a mio modesto parere è necessario proprio passare sopra il testo con gli occhi. Ciò che ascoltiamo e basta rimane molto meno nella nostra memoria di ciò che vediamo.
      Ti consiglio quindi di continuare certamente nella tua bella abitudine di ascolto, ma di cercare di aggiungere alla tua routine settimanale uno spazio per la lettura.

  • Nina Sala
    Posted at 21:20h, 18 Febbraio

    I suoi consigli mi hanno chiarito parecchi dubbi. Vorrei asdimilarli,farli miei, renderli familiari, spontanei,

  • Alessandro
    Posted at 18:56h, 28 Aprile

    Avrei io una domanda? quante persone prima sconosciute che hanno frequentato un corso di scrittura creativa hanno scritto dei “best sellers”.? Se ce ne fossero sono disposto a pagare qualunque cifra 🙂 Questo Blog è ineccepibile, nulla da dire che ci ia un grande lavoro dietro e complimenti, perchè lo seguo da tempo. Anche io sto finendo la seconda stesura del mio libro su cui sto lavorando ormai da un’anno, Ho letto libri, seguito blog fatto esercizi, mi sono fatto domande e dato risposte e continuo tutt’ora ma la conclusione a cui sono giunto è molto più semplice, e fa paura. Il talento o ce l’hai o non ce l’hai e possiamo farci tutte le domande o pippe mentali che vogliamo, frequentare tutti i corsi che vogliamo ma nessuno ce lo può insegnare. Si può magari perfezionare lo stile seguendo preziosi consigli (è questo il motivo per cui seguo questo blog) ma non la creatività. “Se guadagnerete abbastanza soldi con i vostri libri tali che qualcuno possa derubarvi allora si, forse si un pò di talento vuol dire che c’è”. Dice più o meno così un certo Stephen King, che di “best sellers” ne ha scritti parecchi. Perchè solo il lettore è l’unico vero giudice che conta e che comprerà o meno il nostro libro. Io ho una paura fottuta che il mio libro faccia schifo ma allo stesso tempo vado avanti perchè so che se vorrò pubbicarlo dovrò vincere questa paura e metterci la faccia. Grazie ancora a Carmen e buona scrittura a tutto

    • Libroza
      Posted at 21:58h, 28 Aprile

      Anch’io credo nell’esistenza del talento.
      C’è chi ce l’ha e chi no.
      Ma il talento non basta. Soprattutto nella scrittura. Ci vuole anche tanta, tanta tecnica.
      E se il talento è innato, la tecnica invece si può imparare. Per fortuna.
      Purtroppo però molti pensano che acquisire una tecnica significhi replicare schemi precostituiti inibendo ogni forma di creatività, e invece è esattamente il contrario: solo una tecnica solida permette di dare una forma alla creatività. E, ancor di più, una tecnica solida alimenta la creatività di nuova linfa.

      Per quanto riguarda la tua domanda iniziale la risposta è: molte! Vai a dare una sbirciata all’albo d’oro delle più famose scuole di scrittura creativa in Italia: tutti i nomi di quelli che hanno pubblicato con successo li trovi lì. 😉

    • Rick
      Posted at 16:32h, 03 Giugno

      Ciao Alessandro,
      interessante il tuo commento…
      posso chiederti cosa intendi tu per talento?
      Ad esempio, nella musica, so perfettamente cos’è il talento. è difficile da spiegare ma si affina con la tecnica ma esiste indipendentemente da essa.
      Nella scrittura il talento coincide con il saper scrivere bene?
      Se ad esempio immagino una scena, tu credi che sia più talentuoso chi sappia descriverla meglio attraverso la scrittura?
      io personalmente non credo. La scrittura si può migliorare, principalmente attraverso l’esercizio e la lettura.
      Credo che nella narrativa il talento sia la fantasia, la creatività di immaginare storie che abbiano un significato e di saperle raccontare.
      La scrittura è il mezzo con cui avviene tutto questo. La tecnica è un metodo per rendere più efficace la scrittura.
      Cosa ne pensate?
      Ciao
      Rick

  • Anna Messora
    Posted at 12:43h, 30 Aprile

    Ciao Carmen, ho iniziato ad ascoltare i tuoi podcast e leggerli nel blog e ormai è diventata una “droga” per me! Grazie quindi prima di tutto per la passione che trasmetti e la passione che mi stai facendo riscoprire, e soprattutto grazie per essere cosi pragmatica e pratica, doti essenziali per organizzare al meglio un lavoro.
    Sull’argomento dell’articolo ho qualche difficoltà sulla terza domanda: ho trovato “3 lettori tipo” diversi, pensi siano troppi? Ho un po’ paura a lasciare solo il primo tipo perchè, come dici tu, temo di lasciar fuori ampie fasce di lettori. soprattutto perchè il mio primo lettore tipo è una fisioterapista, che è il mio lavoro, e ho paura sia un po’ troppo di nicchia come target.
    Mi piacerebbe ricreare una storia di riabilitazione lunga in ospedale, anche di mesi, magari per riprendersi da un brutto incidente stradale con trauma cranico. MI piacerebbe far vedere la storia da entrambi i punti di vista, del fisioterapista e del paziente. Penso che questa storia possa interessare colleghi, ex pazienti ma allo stesso tempo(e qui torniamo alla seconda domanda) mi piace pensare che potrei far capire ai “non addetti ai lavori” il ruolo umano incredibile che può avere la nostra professione nella lunga malattia di una persona e chissà, magari sfatare qualche “falso mito”(vedi per esempio fisioterapista=massaggiatore). So di puntare molto in alto, soprattutto essendo il mio primo romanzo, ma come diceva il buon vecchio Luis: “vola solo chi osa farlo” no?
    grazie in anticipo
    Anna

    • Libroza
      Posted at 01:33h, 18 Maggio

      Il libro probabilmente interesserà un pubblico trasversale, ma tu devi puntare a 1 target specifico. Più specifico è, più sarà efficace la promozione. Non avere paura dunque della “nicchia”, anzi! Gli americani dicono “get rich in the niche”! 😉

  • Rick
    Posted at 15:01h, 03 Giugno

    Gentile Carmen,
    penso di aver letto tutti i post del tuo blog e siccome ho capito che il modo per contattarti è quello di scrivere un commento, eccomi qui.
    Per prima cosa desidero farti i complimenti perchè le tue attività, ed in particolare il blog, sono davvero molto utili ed interessanti.
    “Il vento non è mai favorevole per chi non sa dove andare”… ricordo questa frase che fu scritta nel diplomino della mia licenza elementare, ormai un bel pò di anni fa.
    Poi nella vita per un periodo ho saputo dove andare ed in parte sono riuscito ad arrivare a quella destinazione. Dico solo in parte perchè, riprendendo la metafora nautica, a volte una tempesta è un atto di Dio, un caso fortuito, detto appunto in gergo nautico fortunale di mare, che incide sulla tua navigazione in maniera imprevista ed imprevedibile.

    Ad ogni modo ti scrivo perchè da qualche tempo, che guarda caso coincide con il periodo di lockdown, ho iniziato a scrivere. Non so come sia potuto succedere. Non avevo mai scritto prima (se non testi di settore relativi alla mia professione ma adesso sto parlando di narrativa). Ho sempre immaginato storie, racconti, scene di un film, ma solo per sognare ad occhi aperti senza mai aver neanche pensato di poter scrivere un libro.
    Eppure è successo, ho avuto un’ispirazione e come un fiume in piena in una settimana ho scritto circa 300 pagine.
    Chiaramente sono tutte da rivedere, la storia è carina ed interessante, ma non è certo un capolavoro.
    Ma non credo che siamo tutti Alessandro Manzoni e mi chiedo se ogni scrittore possa avere la presunzione di sentirsi il migliore oppure di pensare di scrivere un capolavoro.
    Nel frattempo però mi accorgo che scrivere mi fa bene. So rispondere alle prime 2 domande:
    1) scrivo perchè è successo spontaneamente. Ho creato un file di word e ho scritto una storia di getto di quasi 300 pagine. Scrivo perchè sono insoddisfatto del mio attuale lavoro che non mi coinvolge dal punto di vista mentale ed intellettuale allora credo che la mia mente sia andata alla ricerca di qualcosa di piacevole ed è “approdata” alla scrittura ed alla lettura (non è mai troppo tardi spero). Non credo di scrivere per diventare famoso e per guadagnare;
    2) la mia storia è tutta una metafora di una riflessione sociale ed economica, in parte anche politica. Ma è una mia riflessione che per qualcuno può essere interessante per altri meno o per niente. Nel senso che non cerco certo di professare verità assolute.
    3) non so a chi possa essere rivolto il libro, Quando scrivo penso alla mia vecchia insegnante di italiano del liceo che è l’archetipo del lettore più critico che io possa immaginare. Come si fa a scegliere il proprio pubblico?

    In conclusione, avrei tante cose da chiederti, ma forse posso riassumere questo mio lungo commento, sperando che non ti abbia annoiato, porgendoti questi interrogativi che forse potranno interessare anche qualcun’altro lettore:
    vale la pena di provare? oppure può essere solo una velleità… forse un modo per combattere la noia nel lockdown? E se invece proprio il lockdown abbia svelato qualcosa che è dentro di noi che era nascosto dalla routine della vita precedente?

    Sarei davvero grato per una tuo semplice parere.

    Ti saluto cordialmente ma mi permetto di indicarti due idee per altrettanti post che mi piacerebbe davvero leggere con lo stile del tuo blog:
    1) consigli per l’uso dei tempi verbali nella scrittura creativa;
    2) consigli per l’utilizzo di citazioni, descrizioni, sequenze etc. che attingono alla cultura in generale dello scrittore (mi spiego meglio… è indispensabile in un testo richiamare altri libri o in generale attingere alla propria cultura letteraria?

    Grazie ancora e scusami per la lunghezza.
    Rick

    • Libroza
      Posted at 01:10h, 14 Luglio

      Ciao Rick,
      grazie per essere passato di qui e per i suggerimenti, che metto certamente in lista!

      Se parliamo poi di scrittura per me vale sempre la pena provare! Sempre.

  • hernandez segura olmedo alexander
    Posted at 21:17h, 29 Settembre

    ciao =) mi chiamo alex , io so benissimo cosa dire e ho risposto bene a tutte tre le domande =) ho un argomento molto interessante che ho vissuto in prima persona ma che e una cosa che riguarda quasi tutto il mondo e a distanza di anni l ho capita e studiata e finalmente me ne sono liberato e vorrei dare questo anche agli altri di modo che se come me loro hanno avuto gli stessi miei problemi , possano, attraverso un guida o consigli di lettura, staccarsi da questo tarlo che li tiene fermi.

  • alex
    Posted at 19:50h, 30 Settembre

    ciao io so cosa voglio scrivere e trasmettere alla gente e ho risposto bene alle domande

  • Mary
    Posted at 14:47h, 21 Novembre

    Cara Carmen è da un po’ di tempo che medito di scrivere la mia autobiografia e da poco ho cominciato a buttare giù qualcosa, una ventina di pagine.
    Il problema è che per me è la prima volta e ho paura che sembri un monologo. Ho inserito pochi dialoghi e non saprei come fare a integrarli.
    Poi ho un altro problema.
    In pratica è un’autobiografia della mia vita, che parte dagli anni della mia adolescenza ai primi venti anni. Ho dato un senso logico a tutto, ma temo ci sia un forte stacco tra la me più giovane e quella poco più grande, poiché introduco un grosso cambiamento che porta a non riconoscere più il personaggio delle prime pagine. So che nei romanzi i personaggi si evolvono ma temo di far perdere un po’ il nesso e di andare fuori genere, sto cercando di inserire nei primi capitoli piccoli particolari che smussano il distacco.
    Premetto che il genere è drammatico e parla di un mio disagio psicologico, che fa evolvere personalità al personaggio autobiografico. Non so se mi sono spiegata bene, volevo chiedere sé è preferibile usare i flashback o cominciare cronologicamente?
    Ps: il romanzo inizia da alcuni abusi con un personaggio perdente, per poi vedere un personaggio più sicuro per poi diventare narcisista.